Migliorare l’ambiente in cui viviamo è possibile, ma per farlo è fondamentale ridurre la nostra impronta ecologica.
Molti sono i metodi con cui possiamo diminuire le nostre emissioni di Co2, ridurre i rifiuti che gettiamo e limitare l’acqua che sprechiamo, siamo in grado mettere in pratica tutto ciò semplicemente partendo da un consumo più responsabile.
In particolare durante l’acquisto dei nostri capi di abbigliamento, possiamo dare un forte contributo alla riduzione degli sprechi, l’industria della moda infatti è responsabile per il 10% dell’inquinamento globale ed immette ogni anno migliaia di tonnellate di scarti negli oceani1.
Per questo abbiamo riportato qui sotto una guida ai materiali più sostenibili nel settore dell’abbigliamento, essere informati su questo settore ci permetterà di acquistare capi realizzati con un basso impatto ambientale aiutandoci a ridurre, nel nostro piccolo, l’impronta ecologica.
Tessuti naturali
Cotone, lino, juta, canapa, agave, kapok, ramié, cocco, ananas, ginestra sono tutti derivati da fonti rinnovabili e, tra questi, anche materiali che vengono prodotti artificialmente come l’acetato, il triacetato e la viscosa, realizzati partendo dalla cellulosa degli alberi o dagli scarti di altre filiere produttive. Ma attenzione, nonostante la loro origine naturale questi materiali trovano un limite nella capacità biologica di terre da coltivare e nell’insufficiente disponibilità di bestiame.
Per sopperire alla scarsa disponibilità di materie prime, infatti, si è spesso assistito ad allevamenti intensivi, torture sugli animali, deforestazione e modalità di coltivazione che prevedono l’utilizzo di sostanze inquinanti per l’aria, per l’acqua, per il suolo e per la fibra stessa su cui si depositano.
Ecco perché sono nate alcune certificazioni come Gots ( https://icea.bio/certificazioni/non-food/prodotti-tessili-biologici-e-sostenibili/global-organic-textile-standard/ ) per il cotone organico e NewMerino ( https://newmerino.com.au/ ) per la lana etica che garantiscono la sostenibilità etica e ambientale del tessuto controllando l’intero processo produttivo, dalla coltivazione della fibra alla lavorazione e nobilitazione del filato2.
Quando scegliamo degli abiti quindi potremo ora controllare i capi che riportano uno dei due marchi che abbiamo appena citato, essendo così sicuri dei nostri acquisti.
Cotone Organico
Un’importante scelta sostenibile di Komeroshi è stata l’impiego del cotone organico per la realizzazione dei capi d’abbigliamento. Il cotone organico o biologico infatti è il cotone che viene coltivato, prodotto, lavorato e certificato secondo gli standard agricoli biologici. La sua produzione sostiene la salute dell’ambiente, dell’ecosistema e delle persone, favorendo l’uso di processi e sostanze naturali piuttosto che artificiali, chimiche e tossiche, combinando tradizione e innovazione scientifica per promuovere sostenibilità e qualità della vita.
Il cotone (organico e non) è una fibra naturale perché è ricavata filando la bambagia, dei veri e propri batuffoli che ricoprono i semi della pianta di cotone. Il cotone è la fibra tessile più diffusa al mondo: copre più della metà di fabbisogno di fibre in tutto il mondo e viene ampiamente utilizzato nella produzione di capi d’abbigliamento, dai jeans all’intimo, ma anche per la realizzazione di asciugamani, lenzuola, fino a tappeti e copri divani.
Come riconoscerlo? L’unico modo per assicurarsi che un capo d’abbigliamento sia realizzato con cotone organico è controllare l’etichetta. Solo la presenza di una certificazione riconosciuta può garantirti che quel capo contenga cotone organico. Tre sono le certificazioni più diffuse per il cotone organico e riconosciute a livello globale: OCS, OCS 100 e, nuovamente, GOTS3.
Abiti Riciclati
Quella del riciclo è un’ottima soluzione anche per ridurre i rifiuti di tessuti sintetici che non sono biodegradabili. Generalmente riportati alla loro composizione originaria attraverso una depolimerizzazione, i materiali di origine fossile riciclati per via chimica conservano più o meno la stessa qualità a prescindere da quante volte sono stati ripristinati.
È per questo che si è deciso di introdurre delle certificazioni come Global recycled standard ( http://www.icea.info/it/perche-bio/bio-tessile/global-recycle-standard ) che controllino effettivamente se la fibra proviene da materia riciclata e non vergine, assicurando i giusti attributi per la sostenibilità.
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