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Sostenibilità ed Economia Circolare

Lorenzo Baronti 📝 Gennaio 2022

CHE COS’È LA SOSTENIBILITÀ?

Sostenibilità, oggigiorno è una delle parole più pronunciate che sentiamo tutti i giorni, ma di cosa si tratta in particolare e come può essere portata avanti con successo tramite i principi dell’Economia Circolare? Scopriamolo in questo nuovo articolo sul magazine di Komeroshi.

Definito per la prima volta nel 1987 dal Rapporto Bruntland della Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo, il termine “sviluppo sostenibile” è stato comunemente definito come il modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.

Pertanto la sostenibilità si riferisce al campo ambientale, economico e sociale, mirando ad un sistema di sviluppo in cui lo sfruttamento delle risorse, il piano di investimenti, l’orientamento dell’avanzamento tecnologico e dei cambiamenti istituzionali siano tutti in armonia con l’ambiente in cui viviamo. Tutti principi questi riconducibili perfettamente al criterio di Economia Circolare, che punta a mettere in pratica i valori della sostenibilità.

UN NUOVO SISTEMA DI SVILUPPO

Oggi il nostro sistema di sviluppo si basa sulla cosiddetta Economia Lineare, che sfrutta le risorse naturali (principalmente fossili) per generare beni e servizi, chiudendo il proprio processo produttivo con l’eliminazione degli sprechi, destinati ad accumularsi sempre di più.

Dall’altro lato, l’Economia Circolare mira a ridurre la maggior parte dei rifiuti, convertendoli in una risorsa disponibile e riutilizzabile, chiamata materia prima seconda, all’interno del processo produttivo. Ogni prodotto o output, dal momento in cui viene fabbricato al momento del suo effettivo utilizzo, viene ottimizzato fino alla fine del suo ciclo di vita. In questo modo è possibile recuperare e riutilizzare tutto (o quasi) il materiale di scarto come punto di partenza di un’altra filiera produttiva. L’Economia Circolare infatti mira ad eliminare gli sprechi attraverso una migliore progettazione dei materiali, dei prodotti e anche dei modelli di business, aggiungendo valore e qualità al processo produttivo odierno, riuscendo di conseguenza a generare un sistema di sviluppo più sostenibile.

BENEFICI SOCIALI ED ECONOMICI

L’Economia Circolare non può essere considerata solo come un approccio alla sostenibilità ambientale e come una forma di rispetto per l’ecosistema, la flora e la fauna, ma anche e soprattutto come un metodo per aumentare in modo esponenziale la qualità della vita dei singoli individui e della società[1], generando sostenibilità economica e quindi un profitto monetario più concreto ed efficiente di quello attuale, ottenendo quindi un’elevata sostenibilità sociale attraverso una convivenza più trasparente e collaborativa all’interno della comunità. Non si tratta di un modello che si limita a supportare l’attuale economia lineare, ma che la sostituisce interamente in ogni fase del processo produttivo, rigenerandola e modificandone positivamente la struttura, generando effetti positivi per i cittadini, per l’ambiente e per il nostro Pianeta.

Per capire il problema che stiamo affrontando con il sistema di sviluppo odierno possiamo facilmente pensare a questo: in Europa si producono ogni anno 64,4 milioni di tonnellate di plastica, che in totale hanno un valore di 355 miliardi di euro e di cui solo un terzo viene riciclato. Ciò comporta costi di smaltimento elevatissimi, basti pensare che a livello europeo l’unico costo per la pulizia delle spiagge è di 630 milioni di euro, mentre a livello globale si raggiungono i 13 miliardi l’anno. Questi costi aumentano sempre di più, in Italia tra il 2010 e il 2017 l’indice dei costi di gestione dei rifiuti è aumentato del 16,3%[2], aumentando in modo esponenziale il disagio sociale generato dall’insostenibilità dei costi di gestione dei rifiuti. Un esempio lampante è la capitale d’Italia, Roma che, per gestire l’enorme quantità di rifiuti presenti nell’area urbana, sarà costretta ad adottare il sistema delle discariche, poiché i costi di gestione alternativa sono diventati insostenibili.

L’Economia Circolare rappresenta un’ottima soluzione a tutti questi problemi, infatti un giusto investimento nel settore della gestione circolare dei rifiuti potrebbe generare un profitto, sia in termini monetari che sociali. Come anticipato nel magazine di Komeroshi, favorire la pratica della raccolta differenziata crea la possibilità di classificare i rifiuti in base alle diverse proprietà di riciclo, favorendone così la trasformazione in materia prima seconda. Queste ultime rappresentano infatti una nuova e più economica fonte di approvvigionamento per quelle aziende che spesso non riescono a sopportare il prezzo delle materie prime i cui costi di acquisto e smaltimento stanno subendo in molti casi un aumento esponenziale.

EDUCAZIONE CIVICA

L’Economia Circolare non si limita ad enti pubblici, associazioni, piccole e grandi imprese, ma è un approccio che include soprattutto i cittadini stessi. Infatti il ​​”cerchio” di questo modello comincia proprio quando le pratiche quotidiane vengono messe in atto dai cittadini. Un esempio banale è la raccolta differenziata: meglio verrà eseguita all’interno delle abitazioni domestiche, prima sarà possibile avviare un processo produttivo circolare senza intoppi e costi aggiuntivi.

I gesti della vita quotidiana determinano in modo significativo l’impatto ambientale generato da ogni individuo (negli USA un cittadino produce circa 25,9 tonnellate di anidride carbonica in un anno) (fondazionecariplo.it, 2019). Per questo motivo un miglioramento da questo punto di vista delle attività quotidiane da parte dei singoli cittadini può aumentare notevolmente l’educazione civica e la consapevolezza del rispetto ambientale, basti pensare alle circa 11.500 tonnellate di gomme da masticare per Nazione lanciate a terra ogni anno, o di consumo tra 9 e 10 miliardi di sacchetti di plastica all’anno.

BENEFICI AMBIENTALI

Tra i piani dell’Economia Circolare vi è la cosiddetta forestazione urbana, definita come la coltivazione e la gestione degli alberi in relazione al loro effettivo e potenziale contributo al benessere fisiologico, sociologico ed economico della società urbana.

Per natura le piante sono in grado di assorbire CO2 e purificare l’aria circostante da varie sostanze inquinanti. Sono strumenti che la natura ci offre per mitigare il microclima e l’impatto delle emissioni climalteranti, eccessivamente elevate in città.

La fotosintesi della clorofilla consente alle piante di assorbire l’anidride carbonica e di introdurre nuovo ossigeno nell’aria, le foglie assorbono e degradano le molecole inquinanti (come il monossido di carbonio e l’ozono) ed agiscono da filtro per le polveri sottili. Inoltre la predisposizione delle aree verdi aiuta a contrastare l’effetto “isola di calore”, altro problema tipico dei grandi centri urbani che fa alzare la temperatura. Il verde è anche una barriera naturale al rumore e garantisce un corretto deflusso delle acque meteoriche al suolo. Come se non bastasse aiuta anche nella regolazione climatica degli edifici, riducendo la temperatura circostante nei mesi estivi e proteggendoli dai venti freddi durante l’inverno. Infine, ma certamente non meno importanti, tutti i benefici percepibili in termini di qualità della vita delle persone, con la creazione di spazi di socializzazione, svago, attività fisica e relax.

© Riproduzione Riservata

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