La Prospettiva Urbana
Quando parliamo di azioni per la sostenibilità ambientale, probabilmente le prime cose che ci vengono in mente sono i piccoli gesti quotidiani, un consumo responsabile, aziende che si mobilitano per prodotti a basso impatto, governi che adottano politiche più green e così via.
Proviamo invece a cambiare la nostra prospettiva, ad analizzare le strategie di sostenibilità dal punto di vista delle città, come possiamo creare un contesto urbano in simbiosi con l’ambiente circostante? È possibile vivere in grandi città senza rinunciare alla salute?
Oggi sul nostro Magazine vogliamo raccontarvi di un progetto di città sostenibile e circolare, meno utopico di quanto sembri ed in grado di farci ripensare completamente i luoghi in cui abitiamo.
Le città rappresentano i luoghi in cui viviamo, in cui ci spostiamo, sono il nostro habitat naturale e collegano diverse comunità, realtà produttive e aspetti della società in un unico territorio.
Robert Kunzig, giornalista scientifico da più di 30 anni, afferma che le città “sono nate per unire le persone”. Le città di fatti consumano il 75% delle risorse naturali e producono il 70% delle emissioni globali di CO2 pur occupando poco più del 3% della superficie del Pianeta.
Un modello di città sostenibile
Il modello di città sostenibile che descriveremo oggi, è stato studiato e proposto dallo studio di architettura e progettazione urbanistica SOM, uno dei più grandi ed influenti studi di architettura, interior design, ingegneria e urbanistica del mondo, fondato nel 1936.
In questo modello le linee guida dello sviluppo urbano sono basate sull’ecologia: l’acqua è una risorsa da proteggere e il suo utilizzo include sistemi di raccolta, trattamento e riciclo delle risorse idriche. L’energia proviene fonti rinnovabili e le città diventano più vivibili anche se aumenta la popolazione. Tutti i rifiuti sono una risorsa. Gli alimenti vengono coltivati localmente e in modo sostenibile, trasporti su rotaia ad alta velocità migliorano la mobilità e diminuiscono le emissioni di CO2, infine le infrastrutture sono ad emissioni zero.
Il polo urbano rappresenta la totalità della superficie coperta dalla città, è una visione d’insieme della città in generale, in modo tale che possa essere descritto con precisione funzionamento dei vari settori ed i vantaggi che ognuno di questi genera all’interno dell’area urbana. Il polo urbano, infatti, è pensato per un’alta densità edilizia ed abitativa in modo tale da rendere meglio collegabili gli spazi, ridurre i tempi di viaggio e fermare l’espansione geografica della città.
Diminuire l’estensione di una città infatti non significa bloccarne la crescita, ma preservare l’ambiente circostante, fondamentale per costruire un’area urbana in un’ottica di economia circolare, migliorandone la resilienza e permettendo una maggiore disponibilità di risorse naturali che, a causa dell’espansione geografica, verrebbero meno per far spazio a edifici e infrastrutture.
I poli urbani sono costituiti da diversi quartieri per la maggior parte autonomi. All’interno di questi distretti gli abitanti possono soddisfare le esigenze quotidiane senza percorrere più di dieci minuti a piedi o utilizzando i mezzi pubblici. Sono presenti, inoltre, diverse tipologie abitative in cui i residenti sono a reddito misto, in modo tale da favorire la vicinanza al luogo di lavoro per ogni cittadino di qualsiasi classe sociale e migliorare l’aggregazione cittadina.
In un quartiere in cui sono presenti zone umide (corsi d’acqua, piccoli laghi, falde acquifere o vicinanza con l’area marina) si procede con il ripristino totale di queste aree naturali, molto probabilmente andate perse nel corso della costruzione della città “precedente” dato che dal 1970 è andato perso il 70% delle zone umide in tutto il mondo.
È possibile quindi recuperare queste aree attraverso la fitodepurazione, fortemente favorito dal sopradetto contesto urbano di città spugna in cui queste zone sono inserite. L’acqua piovana viene infatti raccolta ed utilizzata per rifornire non solo questi bacini idrici, ma anche i sistemi d’irrigazione e gli impianti di acqua potabile.
I corsi d’acqua naturali vengono inoltre modificati, nei limiti della resilienza del corso stesso, per creare piccole deviazioni che permettano di attraversare tutti i quartieri autonomi e mitigare il rischio di alluvioni e per creare habitat naturali.
Il vantaggio di avere distretti compatti permette anche una maggiore efficienza dei trasporti pubblici, intorno ai quali si creano raggruppamenti di attività commerciali per i lavoratori della zona ma anche mercati ed eventi culturali, permettendo ai nodi di trasporto di diventare poli di aggregazione. Motivo per cui sulle strade circolano meno auto private, mentre viene dato più spazio ai pedoni e ai ciclisti. È possibile prevedere anche lo spostamento via drone: un sistema che sembra utopico ma in realtà è già un progetto concreto: Uber, la milionaria azienda di food delivery, sta infatti già progettando e testando nuovi droni per la consegna a domicilio e per la creazione di taxi-drone. Questo sistema verrà applicato a macchia d’olio in città di tutto il mondo nei prossimi dieci anni, e permetterà alle città di essere più circolari, riducendo la numerosa presenza di automobili nelle strade e favorendo la viabilità di altri mezzi privati o pubblici.
All’interno dei quartieri autonomi infine gli spazi vecchi non vengono rasi al suolo e costruiti da zero, ma vengono ristrutturati con la logica più verde della rigenerazione urbana e della bioedilizia, permettendone la conversione in spazi multifunzionali, allargandosi ad attività commerciali e culturali.
I quartieri autonomi sono ovviamente composti a loro volta dai singoli edifici, abitativi o industriali che siano, realizzati con una logica “smart”
Edifici modulari che includono elementi naturali all’interno della propria struttura (vedi bioedilizia), permettendone una costruzione più rapida, che produce meno scarti e che permette di trasformare rapidamente gli spazi per soddisfare diverse esigenze.
Sui tetti degli edifici sono presenti pannelli fotovoltaici incorporati per catturare l’energia solare, il tutto monitorato da dispositivi per la raccolta dati che permettono di controllare, ed eventualmente incrementare, le prestazioni energetiche. Tutti sistemi questi che favoriscono l’indipendenza energetica dei singoli edifici e quindi dei singoli quartieri.
All’interno delle costruzioni sono presenti giardini pensili, di fatti interi piani di spazi verdi favoriscono la ventilazione naturale, che riduce anche il fabbisogno dei climatizzatori convenzionali, forniscono ombra e diventano luoghi d’incontro.
Questa proposta dello studio SOM potrà sembrare complessa, ma con la giusta intenzione politica potrebbe essere realizzata con meno sforzi del previsto. Per saperne di più sul modello proposto dallo studio SOM, clicca qui per vedere il progetto originale.
Questo modello rappresenta una perfetta applicazione dell’economia circolare in tutti i suoi aspetti all’interno di una città, e può essere seguito come linea guida per attivare politiche economiche resilienti all’interno di una città, cercando quindi di andare in una direzione che si avvicini sempre di più al modello che abbiamo fin ora descritto.
Ovviamente non è assolutamente facile inserire delle politiche completamente diverse da quelle finora adottate nell’economia lineare, soprattutto all’interno di un’intera città, per questo è importante partire con un’area ristretta della città, un quartiere, per testare politiche di economia circolare e renderle successivamente applicabili a più distretti, fino ad arrivare all’intera area urbana della città.
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